3 giorni nella Città Eterna

Roberta
3 giorni nella Città Eterna

Visite turistiche

"Roma non si è fatta in un giorno", e nemmeno in tre si può visitare, ma grazie a questa guida andremo alla scoperta dei meravigliosi luoghi che l'hanno resa Eterna. Percorrendo quelle meravigliose vie sconosciute ai più, ti accompagnerò passo dopo passo alla scoperta dei Monumernti più importanti di Roma. Sarò infatti la vostra piccola guida indicandovi di seguito i percorsi da seguire e, nelle sezioni dedicate, storia e curiosità delle Bellezze che andremo a visitare. 1° GIORNO San Giovanni, Colosseo, Fori Imperiali, Circo Massimo Questo sarà il giorno più stancante, ma anche emozionante di tutto il vostro tour, quindi fate una grossa colazione ed indossate le scarpe più comode che avete. San Giovanni (alternativa per i religiosi chiesa di Santa Croce in Gerusalemme scendendo a Lodi) Scala Santa il dietro di San Giovanni camminata interna per arrivare a Colle Oppio Colosseo (se c'è tanta fila il contrario) Fori Imperiali Circo Massimo Giardino delle Rose Giardino degli Aranci Occhiello a Piazza dei Cavalieri di Malta Bocca della Verità Passeggiata sul lungo tevere fino a Trastevere 2° GIORNO Vaticano, Castel Sant'Angelo Musei Vaticani -> Chiesa di San Pietro Colonnato (prospettiva colonne) via della Conciliazione Castel Sant'Angelo 3° GIORNO Le Piazze Storiche Lodi -> Vittoriano o Colosseo se vogliono fare a piedi via dei Fori Imperiali Vittoriano Largo Argentina Piazza Navona Caffè di Sant'Eustacchio Pantheon Giolitti Fontana di Trevi Piazza da Trinità dei Monti Piazza di Spagna via Condotti Via del Corso Piazza del Popolo Pincio Metro A -> Metro C
Il complesso del Laterano costituisce uno dei luoghi più significativi e centrali nella storia di Roma e della Chiesa, da quando nel 313, con l’Editto di Milano, Costantino assicurò libertà di culto ai cristiani dell’impero. Per esprimere ulteriormente la sua riconoscenza al Dio che gli aveva propiziato la vittoria contro il rivale Massenzio, l’imperatore donò a papa Milziade una residenza sull’estremità orientale del Celio, l’aedes Lateranorum, presso le mura, adatte ad evitare attriti con i pagani che occupavano con i loro templi le zone centrali della città. Per la costruzione, l’imperatore si vantava, nel testo della Donazione di Costantino, di aver personalmente «portato sulle spalle, per le sue fondamenta, dodici cofane di terra secondo il numero dei dodici apostoli». La tipologia edilizia più utile alle esigenze della comunità cristiana risultava essere quella delle basiliche pagane, le grandi aule rettangolari utilizzate fino a quel momento per processi e riunioni pubbliche. L’imponente costruzione, detta Caput Ecclesiarum, “Madre e capo di tutte le chiese”, venne ultimata in sei anni e fu inaugurata nel 318: era una grande aula rettangolare divisa in navate, con copertura a capriate, simile alla coeva S. Pietro; l’aspetto era fastoso, con colonne di marmo verde, lampadari d’oro e l’altare d’argento. Fu collegata all’adiacente Palazzo Apostolico, con il quale costituì il Patriarchìo, la residenza del patriarca di Roma, ovvero il papa; tutto intorno sorsero il battistero, una serie di cappelle, cortili, aule, archi, triclini, dove il pontefice, durante le solennità religiose, riuniva il clero e le rappresentanze del popolo. Questo complesso unico e compatto, senza soluzione di continuità, tra la basilica e il resto, costituì un vero e proprio borgo, nel quale si svolse tutta la storia pontificia del Medioevo, fino all’esilio avignonese. Si teneva infatti qui l’investitura pontificia, con una solenne cerimonia, interrotta quando, nel 1304, i papi abbandonarono Roma e trasferirono la loro sede ad Avignone. La medievale cerimonia dell’investitura pontificia venne ripresa con il ritorno dei papi a Roma, ma solo col significato di presa di possesso della basilica da parte del papa in qualità di vescovo di Roma, in quanto sia l’elezione che la consacrazione pontificia si svolgevano ormai a S. Pietro. Dal XV secolo, quando la residenza pontificia si trasferì in Vaticano, la “presa di possesso” assunse una forma spettacolare e sfarzosa, infatti essa si svolgeva con un pittoresco corteo, nel quale il papa procedeva a cavallo da S. Pietro a S. Giovanni, con il seguito della Guardia Svizzera e della Guardia Nobile, di cardinali e monsignori, rappresentanti della nobiltà e del popolo in vettura o anche a piedi. Oggi il pontefice neoeletto vi si reca in automobile e la cerimonia ha assunto un carattere molto più sobrio. Nel 1300 Giotto fu chiamato ad affrescare la “loggia del Giubileo”, dalla quale papa Bonifacio VIII proclamò il primo della serie degli Anni Santi. Nel 1308 la basilica venne gravemente danneggiata da un violento incendio; a seguito di un secondo incendio nel 1361, che tra l’altro danneggiò gravemente l’affresco giottesco, si decise di compiere una completa graduale ricostruzione del complesso, salvando l’antica abside con i mosaici duecenteschi di Jacopo Torriti e Jacopo da Camerino, lo splendido chiostro costruito dai Vassalletto tra il 1215 e il 1232 e la facciata in laterizio fatta erigere da Alessandro III (1159-81), che avevano resistito a terremoti e incendi. Nel XV secolo, Martino V (1417-31) venne sepolto in basilica, alla base dell’altare papale, entro il recinto della confessione; quindi l’interno venne decorato dagli splendidi affreschi di Gentile da Fabriano e Pisanello. Alla fine del secolo successivo, Sisto V (1585-90) realizzò la nuova Loggia delle Benedizioni sulla testata del transetto destro, e Clemente VIII (1592-1605) fece ridecorare il transetto. L’ultima ristrutturazione radicale della basilica si deve a Innocenzo X (1644-55), che commissionò a Francesco Borromini il nuovo disegno a cinque navate. Borromini concepì una vera e propria trasformazione, in una prospettiva di un barocco tanto articolato e maestoso quanto nobilmente privo di enfasi, con i grandi pilastri al posto delle colonne, le ampie e severe edicole degli apostoli, trasformando la spazialità della navata paleocristiana in un ampio salone, a precedere il ciborio gotico e l’abside con i mosaici. Infine venne cambiata anche la facciata, tra il 1732 e il 1735, ad opera di Alessandro Galilei, che provvide anche alla costruzione della Cappella Corsini, nella quale papa Clemente XII (1730-40) ebbe la sua tomba. La grandiosa, solenne facciata della basilica è caratterizzata da riferimenti all’architettura romana negli elementi architettonici fondamentali – paraste, semicolonne, trabeazione, timpano – e da citazioni rinascimentali e barocche nelle finestre e negli ingressi. Al centro si staglia il profilo di un tempio classico poggiante su due coppie di gigantesche colonne. Le iscrizioni alla base delle colonne ricordano che questa è la basilica lateranense, madre e capo di tutte le chiese di Roma e del mondo. All’interno del timpano è un’antica immagine in mosaico del Cristo e sopra la balconata che corona l’edificio dominano le statue del Cristo, dei due S. Giovanni e dei dottori della Chiesa greca e latina, ad indicare che Roma eredita e detiene tutta la tradizione teologica cristiana. Il portico, anch’esso del Galilei, ha una volta a botte ribassata e ornata di lacunari, con al centro lo stemma di Clemente XII. Le porte sono sovrastate da altorilievi con le Storie della vita di Giovanni Battista, di artisti coevi del Galilei. La porta centrale della basilica è particolarmente rilevante perché i suoi due battenti, montati qui nel 1660, sono quelli provenienti dalla Curia del Foro Romano. Furono qui trasferiti da papa Alessandro VII, Chigi, i cui emblemi si trovano sulle cornici, aggiunte ai battenti per adattarli alle dimensioni dell’attuale apertura. L’ultima porta a destra è la Porta Santa e viene aperta solo negli anni giubilari. In fondo all’atrio, sulla sinistra, è collocata la colossale statua di Costantino, del IV secolo d.C., proveniente dalle sue terme del Quirinale. L’interno, lungo 130 metri e diviso in cinque navate, ha l’aspetto conferitogli dal Borromini, che progettò le grandi nicchie della navata mediana contenenti le statue dei dodici apostoli e le raffinatissime navate minori con le cappelle, collocandovi i monumenti funebri smontati dalla chiesa più antica. Notevole è il soffitto della navata centrale, in grandi lacunari lignei, disegnato forse da Pirro Ligorio e ornato dagli stemmi dei papi che lo fecero realizzare e lo restaurarono: Pio IV, Medici (1562), Pio V, Ghislieri (1567), e Pio VI, Braschi (1775). Il pavimento cosmatesco fu rimaneggiato durante i lavori del Borromini e reca la colonna dello stemma di Martino V. Le edicole, con le colonne di verde antico sormontate da un timpano con la colomba pamphiliana, appaiono come grandi porte da cui si affacciano gli apostoli, sei per lato, con ai due vertici S. Paolo e S. Pietro. Al di sopra sono stucchi con Scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, disegnati da Alessandro Algardi, sormontati da figure di Profeti entro ovali. Nella navata estrema di destra è un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, attribuibile all’ambito di Melozzo da Forlì. Addossato al primo pilastro della navata troviamo il preziosissimo frammento dell’affresco di Giotto con la raffigurazione di Bonifacio VIII che proclama l’Anno Santo del 1300, unico superstite dell’opera del grande maestro a S. Giovanni. Il transetto è stato completamente rinnovato alla fine del Cinquecento da Giacomo Della Porta e affrescato da molti artisti, coordinati dal Cavalier d’Arpino; esso costituisce uno dei più significativi repertori della pittura manierista romana e gli affreschi rappresentano Storie di Costantino e Santi. All’interno del tabernacolo, dietro una griglia di metallo, vi sono due busti reliquiari d’argento contenenti le reliquie delle teste degli apostoli Pietro e Paolo; i reliquiari sono moderni perché gli originali, medievali, si dovettero fondere per pagare il gravoso tributo che Napoleone aveva imposto all’Italia e al papa con il trattato di Tolentino. Sotto il baldacchino si trova l’altare papale, ottocentesco, che racchiude quello più antico, ligneo. Il mosaico del catino absidale, opera di Jacopo Torriti (1291), proviene dall’antica abside e rappresenta in alto Cristo circondato da angeli e in basso Croce gemmata tra la Madonna e santi. Dal fondo della navata estrema sinistra si accede al prezioso chiostro, capolavoro cosmatesco della famiglia dei Vassalletto (1215-32), con arcatelle poggianti su coppie di colonnine ora cilindriche, ora tortili, ora intrecciate, ornate da delicati rilievi o da lucenti mosaici. Splendida la trabeazione, con fregio a mosaico e cornice intagliata. Ai lati dei passaggi, stanno leoni stilofori; al centro del chiostro, grazioso puteale del IX secolo. Sotto i portici si trovano frammenti dell’antica basilica, fra i quali la statua giacente di Riccardo degli Annibaldi, di Arnolfo di Cambio (1276).
806 persone del luogo consigliano
Basilica di San Giovanni in Laterano
4 Piazza di S. Giovanni in Laterano
806 persone del luogo consigliano
Il complesso del Laterano costituisce uno dei luoghi più significativi e centrali nella storia di Roma e della Chiesa, da quando nel 313, con l’Editto di Milano, Costantino assicurò libertà di culto ai cristiani dell’impero. Per esprimere ulteriormente la sua riconoscenza al Dio che gli aveva propiziato la vittoria contro il rivale Massenzio, l’imperatore donò a papa Milziade una residenza sull’estremità orientale del Celio, l’aedes Lateranorum, presso le mura, adatte ad evitare attriti con i pagani che occupavano con i loro templi le zone centrali della città. Per la costruzione, l’imperatore si vantava, nel testo della Donazione di Costantino, di aver personalmente «portato sulle spalle, per le sue fondamenta, dodici cofane di terra secondo il numero dei dodici apostoli». La tipologia edilizia più utile alle esigenze della comunità cristiana risultava essere quella delle basiliche pagane, le grandi aule rettangolari utilizzate fino a quel momento per processi e riunioni pubbliche. L’imponente costruzione, detta Caput Ecclesiarum, “Madre e capo di tutte le chiese”, venne ultimata in sei anni e fu inaugurata nel 318: era una grande aula rettangolare divisa in navate, con copertura a capriate, simile alla coeva S. Pietro; l’aspetto era fastoso, con colonne di marmo verde, lampadari d’oro e l’altare d’argento. Fu collegata all’adiacente Palazzo Apostolico, con il quale costituì il Patriarchìo, la residenza del patriarca di Roma, ovvero il papa; tutto intorno sorsero il battistero, una serie di cappelle, cortili, aule, archi, triclini, dove il pontefice, durante le solennità religiose, riuniva il clero e le rappresentanze del popolo. Questo complesso unico e compatto, senza soluzione di continuità, tra la basilica e il resto, costituì un vero e proprio borgo, nel quale si svolse tutta la storia pontificia del Medioevo, fino all’esilio avignonese. Si teneva infatti qui l’investitura pontificia, con una solenne cerimonia, interrotta quando, nel 1304, i papi abbandonarono Roma e trasferirono la loro sede ad Avignone. La medievale cerimonia dell’investitura pontificia venne ripresa con il ritorno dei papi a Roma, ma solo col significato di presa di possesso della basilica da parte del papa in qualità di vescovo di Roma, in quanto sia l’elezione che la consacrazione pontificia si svolgevano ormai a S. Pietro. Dal XV secolo, quando la residenza pontificia si trasferì in Vaticano, la “presa di possesso” assunse una forma spettacolare e sfarzosa, infatti essa si svolgeva con un pittoresco corteo, nel quale il papa procedeva a cavallo da S. Pietro a S. Giovanni, con il seguito della Guardia Svizzera e della Guardia Nobile, di cardinali e monsignori, rappresentanti della nobiltà e del popolo in vettura o anche a piedi. Oggi il pontefice neoeletto vi si reca in automobile e la cerimonia ha assunto un carattere molto più sobrio. Nel 1300 Giotto fu chiamato ad affrescare la “loggia del Giubileo”, dalla quale papa Bonifacio VIII proclamò il primo della serie degli Anni Santi. Nel 1308 la basilica venne gravemente danneggiata da un violento incendio; a seguito di un secondo incendio nel 1361, che tra l’altro danneggiò gravemente l’affresco giottesco, si decise di compiere una completa graduale ricostruzione del complesso, salvando l’antica abside con i mosaici duecenteschi di Jacopo Torriti e Jacopo da Camerino, lo splendido chiostro costruito dai Vassalletto tra il 1215 e il 1232 e la facciata in laterizio fatta erigere da Alessandro III (1159-81), che avevano resistito a terremoti e incendi. Nel XV secolo, Martino V (1417-31) venne sepolto in basilica, alla base dell’altare papale, entro il recinto della confessione; quindi l’interno venne decorato dagli splendidi affreschi di Gentile da Fabriano e Pisanello. Alla fine del secolo successivo, Sisto V (1585-90) realizzò la nuova Loggia delle Benedizioni sulla testata del transetto destro, e Clemente VIII (1592-1605) fece ridecorare il transetto. L’ultima ristrutturazione radicale della basilica si deve a Innocenzo X (1644-55), che commissionò a Francesco Borromini il nuovo disegno a cinque navate. Borromini concepì una vera e propria trasformazione, in una prospettiva di un barocco tanto articolato e maestoso quanto nobilmente privo di enfasi, con i grandi pilastri al posto delle colonne, le ampie e severe edicole degli apostoli, trasformando la spazialità della navata paleocristiana in un ampio salone, a precedere il ciborio gotico e l’abside con i mosaici. Infine venne cambiata anche la facciata, tra il 1732 e il 1735, ad opera di Alessandro Galilei, che provvide anche alla costruzione della Cappella Corsini, nella quale papa Clemente XII (1730-40) ebbe la sua tomba. La grandiosa, solenne facciata della basilica è caratterizzata da riferimenti all’architettura romana negli elementi architettonici fondamentali – paraste, semicolonne, trabeazione, timpano – e da citazioni rinascimentali e barocche nelle finestre e negli ingressi. Al centro si staglia il profilo di un tempio classico poggiante su due coppie di gigantesche colonne. Le iscrizioni alla base delle colonne ricordano che questa è la basilica lateranense, madre e capo di tutte le chiese di Roma e del mondo. All’interno del timpano è un’antica immagine in mosaico del Cristo e sopra la balconata che corona l’edificio dominano le statue del Cristo, dei due S. Giovanni e dei dottori della Chiesa greca e latina, ad indicare che Roma eredita e detiene tutta la tradizione teologica cristiana. Il portico, anch’esso del Galilei, ha una volta a botte ribassata e ornata di lacunari, con al centro lo stemma di Clemente XII. Le porte sono sovrastate da altorilievi con le Storie della vita di Giovanni Battista, di artisti coevi del Galilei. La porta centrale della basilica è particolarmente rilevante perché i suoi due battenti, montati qui nel 1660, sono quelli provenienti dalla Curia del Foro Romano. Furono qui trasferiti da papa Alessandro VII, Chigi, i cui emblemi si trovano sulle cornici, aggiunte ai battenti per adattarli alle dimensioni dell’attuale apertura. L’ultima porta a destra è la Porta Santa e viene aperta solo negli anni giubilari. In fondo all’atrio, sulla sinistra, è collocata la colossale statua di Costantino, del IV secolo d.C., proveniente dalle sue terme del Quirinale. L’interno, lungo 130 metri e diviso in cinque navate, ha l’aspetto conferitogli dal Borromini, che progettò le grandi nicchie della navata mediana contenenti le statue dei dodici apostoli e le raffinatissime navate minori con le cappelle, collocandovi i monumenti funebri smontati dalla chiesa più antica. Notevole è il soffitto della navata centrale, in grandi lacunari lignei, disegnato forse da Pirro Ligorio e ornato dagli stemmi dei papi che lo fecero realizzare e lo restaurarono: Pio IV, Medici (1562), Pio V, Ghislieri (1567), e Pio VI, Braschi (1775). Il pavimento cosmatesco fu rimaneggiato durante i lavori del Borromini e reca la colonna dello stemma di Martino V. Le edicole, con le colonne di verde antico sormontate da un timpano con la colomba pamphiliana, appaiono come grandi porte da cui si affacciano gli apostoli, sei per lato, con ai due vertici S. Paolo e S. Pietro. Al di sopra sono stucchi con Scene del Vecchio e del Nuovo Testamento, disegnati da Alessandro Algardi, sormontati da figure di Profeti entro ovali. Nella navata estrema di destra è un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, attribuibile all’ambito di Melozzo da Forlì. Addossato al primo pilastro della navata troviamo il preziosissimo frammento dell’affresco di Giotto con la raffigurazione di Bonifacio VIII che proclama l’Anno Santo del 1300, unico superstite dell’opera del grande maestro a S. Giovanni. Il transetto è stato completamente rinnovato alla fine del Cinquecento da Giacomo Della Porta e affrescato da molti artisti, coordinati dal Cavalier d’Arpino; esso costituisce uno dei più significativi repertori della pittura manierista romana e gli affreschi rappresentano Storie di Costantino e Santi. All’interno del tabernacolo, dietro una griglia di metallo, vi sono due busti reliquiari d’argento contenenti le reliquie delle teste degli apostoli Pietro e Paolo; i reliquiari sono moderni perché gli originali, medievali, si dovettero fondere per pagare il gravoso tributo che Napoleone aveva imposto all’Italia e al papa con il trattato di Tolentino. Sotto il baldacchino si trova l’altare papale, ottocentesco, che racchiude quello più antico, ligneo. Il mosaico del catino absidale, opera di Jacopo Torriti (1291), proviene dall’antica abside e rappresenta in alto Cristo circondato da angeli e in basso Croce gemmata tra la Madonna e santi. Dal fondo della navata estrema sinistra si accede al prezioso chiostro, capolavoro cosmatesco della famiglia dei Vassalletto (1215-32), con arcatelle poggianti su coppie di colonnine ora cilindriche, ora tortili, ora intrecciate, ornate da delicati rilievi o da lucenti mosaici. Splendida la trabeazione, con fregio a mosaico e cornice intagliata. Ai lati dei passaggi, stanno leoni stilofori; al centro del chiostro, grazioso puteale del IX secolo. Sotto i portici si trovano frammenti dell’antica basilica, fra i quali la statua giacente di Riccardo degli Annibaldi, di Arnolfo di Cambio (1276).
Il più grande anfiteatro del mondo voluto a Roma dall'imperatore Vespasiano per rendere immortale il nome dei Flavi fu inaugurato dopo 8 anni dall'imperatore Tito nell' 80 a.C. Alto 50 metri, presenta una forma ellittica decorata con 80 archi per piano sotto i quali anticamente erano collocate statue di bronzo dorato. Gli archi poggiano su pilastri decorati con bassorilievi di colonne doriche, ioniche ed infine corinzie. La collocazione di queste colonne rispettivamente al primo, secondo e terzo piano, fanno pensare alla maestria degli antichi architetti nell'illusione prospettica e nello studio calcolato delle masse. Non a caso infatti lo stile più delicato, sottile ed alto, non in grado di sostenere il peso della struttura, è stato collocato sul registro superiore permettendo agli archi, seppur progressivamente più alti a quelli inferiori, di apparire della stessa dimensione. Un ultimo registro è costituito da una parete piena, scandita da lesene in corrispondenza dei pilastri delle arcate. Tra le lesene si aprono 40 piccole finestre quadrangolari, una ogni due riquadri dove dovevano trovarsi i clipei bronzei. Immediatamente sopra il livello delle finestre vi sono collocate tre mensole sporgenti per ogni riquadro, nelle quali erano alloggiati i pali di legno che venivano utilizzati per aprire e chiudere il velarium. Il Velarium era composto da una serie di teli in tessuto fissati con un complesso sistema di funi manovrate dai marinai della flotta di Miseno e serviva a coprire gli spettatori dal sole. L'Anfiteatro Flavio aveva la capacità di ospitare ben 50.000 spettatori. Usato principalmente per per gli spettacoli di gladiatori e altre manifestazioni pubbliche (come spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). Con il passare del tempo divenne luogo di sepoltura, ospitò una chiesa, venne depredato dei suoi marmi dai papi, divenne un mercato... Ma queste sono solo pochissime delle curiosità che il monumento può svelarvi, quindi non vi dimenticate di prenotare la vostra visita guidata e di vivere il Colosseo al 100% Possibili anche tour dei sotterranei o particolari tour al tramonto, preceduti da un buon aperitivo. Non esitate a contattarmi. =)
2612 persone del luogo consigliano
Colosseo
1 Piazza del Colosseo
2612 persone del luogo consigliano
Il più grande anfiteatro del mondo voluto a Roma dall'imperatore Vespasiano per rendere immortale il nome dei Flavi fu inaugurato dopo 8 anni dall'imperatore Tito nell' 80 a.C. Alto 50 metri, presenta una forma ellittica decorata con 80 archi per piano sotto i quali anticamente erano collocate statue di bronzo dorato. Gli archi poggiano su pilastri decorati con bassorilievi di colonne doriche, ioniche ed infine corinzie. La collocazione di queste colonne rispettivamente al primo, secondo e terzo piano, fanno pensare alla maestria degli antichi architetti nell'illusione prospettica e nello studio calcolato delle masse. Non a caso infatti lo stile più delicato, sottile ed alto, non in grado di sostenere il peso della struttura, è stato collocato sul registro superiore permettendo agli archi, seppur progressivamente più alti a quelli inferiori, di apparire della stessa dimensione. Un ultimo registro è costituito da una parete piena, scandita da lesene in corrispondenza dei pilastri delle arcate. Tra le lesene si aprono 40 piccole finestre quadrangolari, una ogni due riquadri dove dovevano trovarsi i clipei bronzei. Immediatamente sopra il livello delle finestre vi sono collocate tre mensole sporgenti per ogni riquadro, nelle quali erano alloggiati i pali di legno che venivano utilizzati per aprire e chiudere il velarium. Il Velarium era composto da una serie di teli in tessuto fissati con un complesso sistema di funi manovrate dai marinai della flotta di Miseno e serviva a coprire gli spettatori dal sole. L'Anfiteatro Flavio aveva la capacità di ospitare ben 50.000 spettatori. Usato principalmente per per gli spettacoli di gladiatori e altre manifestazioni pubbliche (come spettacoli di caccia, rievocazioni di battaglie famose, e drammi basati sulla mitologia classica). Con il passare del tempo divenne luogo di sepoltura, ospitò una chiesa, venne depredato dei suoi marmi dai papi, divenne un mercato... Ma queste sono solo pochissime delle curiosità che il monumento può svelarvi, quindi non vi dimenticate di prenotare la vostra visita guidata e di vivere il Colosseo al 100% Possibili anche tour dei sotterranei o particolari tour al tramonto, preceduti da un buon aperitivo. Non esitate a contattarmi. =)
La valle in cui sorse il Foro Romano trae la sua origine dall’azione erosiva del Tevere lungo i fianchi di quelle lave vulcaniche dalle quali si sarebbero originati i sette colli. La parte bassa di questa conca, all’incirca dall’area centrale fino quasi al fiume, era occupata da una palude detta Velabro, ai limiti della quale, ai piedi del Palatino, sorsero alcuni dei monumenti della Roma più antica. Verso la fine del VI secolo a.C., sotto i re Tarquini, la valle fu bonificata e le acque drenate nel Tevere tramite un collettore, la Cloaca Massima. In tal modo l’area fu pronta per accogliere le genti che già vivevano sui colli circostanti, e che qui trovarono il luogo per riunirsi, scambiare le merci e svolgere le principali attività della vita quotidiana: era nato il Foro Romano, che per tutto il periodo della Repubblica, fino al I secolo a.C., sarà lo scenario principale della storia di Roma. Gli edifici repubblicani furono specchio del cambiamento delle istituzioni politiche. L’età imperiale, a partire dall’epoca di Augusto, vedrà la definitiva trasformazione dell’intera area in una piazza monumentale a carattere celebrativo, ricca di marmi ma ormai svuotata delle sue antiche funzioni. Alla fine del periodo repubblicano infatti, l’antico Foro Romano risultò insufficiente ad ospitare tutte le funzioni – politiche, religiose, amministrative e di rappresentanza – che fino ad allora ne avevano fatto il motore della città. Roma, ormai al centro di un vero e proprio impero, aveva la necessità di progettare un ampliamento dello spazio forense e la zona più adatta allo scopo venne identificata proprio nell’ampia area pianeggiante situata a nordovest della vecchia piazza dove esisteva, da secoli un intricato dedalo di viuzze, botteghe e mercati. Giulio Cesare fu il primo ad intervenire su questo terreno, realizzando quello che poi diventò il “prototipo” dei Fori Imperiali: il Foro di Cesare. Augusto seguì l’esempio di Cesare, aggiungendo, perpendicolarmente a quello del predecessore, un altro Foro, che penetrò profondamente nel cuore della Suburra. Toccò quindi a Vespasiano realizzare più a sud, per celebrare la conquista della Giudea, il grande complesso del Tempio della Pace, che in pratica assunse le funzioni di una piazza pubblica. Fra questo e il precedente Foro di Augusto era rimasto un angusto spazio, che Domiziano si curò di riempire con il cosiddetto “Foro Transitorio”, completato dal successore Nerva e che da quest’ultimo prese poi il nome. Quando Traiano giunse al potere, non trovò più un’area abbastanza ampia per accogliere un Foro degno delle sue conquiste, ragion per cui decise di sbancare la sella che univa il Campidoglio con il Quirinale, fino a creare lo spazio necessario per realizzare quello che è di gran lunga il più grande e il più spettacolare dei Fori Imperiali. Con questa operazione, peraltro, Traiano congiunse l’antica città, cresciuta all’interno della cerchia dei colli, con quella più recente sorta nella pianura esterna del Campo Marzio. Nel giro di circa un secolo e mezzo si attuò dunque a Roma la più grande ristrutturazione urbanistica e monumentale dell’evo antico, che allontanò definitivamente le principali funzioni commerciali ed economiche dall’antico Foro. Con la realizzazione di una serie di grandi piazze circondate da portici, arricchite da templi e basiliche e dotate di altri edifici, la città si diede un nuovo centro politico-amministrativo, giudiziario e monumentale. Da esso il Foro Romano rimase inevitabilmente isolato, ridotto a una funzione celebrativa di memoria storica delle origini e delle prime vicende della città.
541 persone del luogo consigliano
Fori Imperiali
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La valle in cui sorse il Foro Romano trae la sua origine dall’azione erosiva del Tevere lungo i fianchi di quelle lave vulcaniche dalle quali si sarebbero originati i sette colli. La parte bassa di questa conca, all’incirca dall’area centrale fino quasi al fiume, era occupata da una palude detta Velabro, ai limiti della quale, ai piedi del Palatino, sorsero alcuni dei monumenti della Roma più antica. Verso la fine del VI secolo a.C., sotto i re Tarquini, la valle fu bonificata e le acque drenate nel Tevere tramite un collettore, la Cloaca Massima. In tal modo l’area fu pronta per accogliere le genti che già vivevano sui colli circostanti, e che qui trovarono il luogo per riunirsi, scambiare le merci e svolgere le principali attività della vita quotidiana: era nato il Foro Romano, che per tutto il periodo della Repubblica, fino al I secolo a.C., sarà lo scenario principale della storia di Roma. Gli edifici repubblicani furono specchio del cambiamento delle istituzioni politiche. L’età imperiale, a partire dall’epoca di Augusto, vedrà la definitiva trasformazione dell’intera area in una piazza monumentale a carattere celebrativo, ricca di marmi ma ormai svuotata delle sue antiche funzioni. Alla fine del periodo repubblicano infatti, l’antico Foro Romano risultò insufficiente ad ospitare tutte le funzioni – politiche, religiose, amministrative e di rappresentanza – che fino ad allora ne avevano fatto il motore della città. Roma, ormai al centro di un vero e proprio impero, aveva la necessità di progettare un ampliamento dello spazio forense e la zona più adatta allo scopo venne identificata proprio nell’ampia area pianeggiante situata a nordovest della vecchia piazza dove esisteva, da secoli un intricato dedalo di viuzze, botteghe e mercati. Giulio Cesare fu il primo ad intervenire su questo terreno, realizzando quello che poi diventò il “prototipo” dei Fori Imperiali: il Foro di Cesare. Augusto seguì l’esempio di Cesare, aggiungendo, perpendicolarmente a quello del predecessore, un altro Foro, che penetrò profondamente nel cuore della Suburra. Toccò quindi a Vespasiano realizzare più a sud, per celebrare la conquista della Giudea, il grande complesso del Tempio della Pace, che in pratica assunse le funzioni di una piazza pubblica. Fra questo e il precedente Foro di Augusto era rimasto un angusto spazio, che Domiziano si curò di riempire con il cosiddetto “Foro Transitorio”, completato dal successore Nerva e che da quest’ultimo prese poi il nome. Quando Traiano giunse al potere, non trovò più un’area abbastanza ampia per accogliere un Foro degno delle sue conquiste, ragion per cui decise di sbancare la sella che univa il Campidoglio con il Quirinale, fino a creare lo spazio necessario per realizzare quello che è di gran lunga il più grande e il più spettacolare dei Fori Imperiali. Con questa operazione, peraltro, Traiano congiunse l’antica città, cresciuta all’interno della cerchia dei colli, con quella più recente sorta nella pianura esterna del Campo Marzio. Nel giro di circa un secolo e mezzo si attuò dunque a Roma la più grande ristrutturazione urbanistica e monumentale dell’evo antico, che allontanò definitivamente le principali funzioni commerciali ed economiche dall’antico Foro. Con la realizzazione di una serie di grandi piazze circondate da portici, arricchite da templi e basiliche e dotate di altri edifici, la città si diede un nuovo centro politico-amministrativo, giudiziario e monumentale. Da esso il Foro Romano rimase inevitabilmente isolato, ridotto a una funzione celebrativa di memoria storica delle origini e delle prime vicende della città.
161 persone del luogo consigliano
Circo Massimo station
161 persone del luogo consigliano
scorcio anche sul tempio di fronte
248 persone del luogo consigliano
Bocca della Verità
18 Piazza della Bocca della Verità
248 persone del luogo consigliano
scorcio anche sul tempio di fronte
1330 persone del luogo consigliano
Trastevere
1330 persone del luogo consigliano
1756 persone del luogo consigliano
Vatican Museums
1756 persone del luogo consigliano
Orario: Basilica: invernale, 7.00-18.00; estivo, 7.00-19.00 Grotte Vaticane: invernale, 7.00-17.00; estivo, 7.00-18.00 Cupola: invernale, 8.00-17.00; estivo, 8.00-18.00 Museo Storico del tesoro di San Pietro: invernale, 9.00- 17.30; estivo, 9.00-18.30
850 persone del luogo consigliano
Basilica di San Pietro in Vaticano
Piazza San Pietro
850 persone del luogo consigliano
Orario: Basilica: invernale, 7.00-18.00; estivo, 7.00-19.00 Grotte Vaticane: invernale, 7.00-17.00; estivo, 7.00-18.00 Cupola: invernale, 8.00-17.00; estivo, 8.00-18.00 Museo Storico del tesoro di San Pietro: invernale, 9.00- 17.30; estivo, 9.00-18.30
Con Alessandro VII l’assetto urbanistico della piazza, ornata nel 1586 con il famoso obelisco, divenne fondamentale per l’immagine del luogo più sacro della Cristianità. Con il colonnato del Bernini, concepito prima in forma trapezoidale e poi, il 17 marzo 1657, nell’attuale forma ovale ultimata nel 1659, anche la facciata maderniana (oggi nelle cromie originali emerse nel restauro) acquistava un aspetto più solenne. Con la posa in opera della Santa Agnese, nel settembre del ‘62, si dava avvio all’ornamentazione scultorea - una formidabile parata di 140 statue tra martiri, pontefici e fondatori di Ordini religiosi - completata nei bracci dritti tra il 1701 e il 1704. Con la morte del pontefice il terzo braccio, previsto alla fine dell’attuale via della Conciliazione (risultato della demolizione della “spina di Borgo”), non fu mai realizzato a differenza della coppia di fontane, l’ultima delle quali fu inaugurata nel giugno 1677.
140 persone del luogo consigliano
Piazza San Pietro
140 persone del luogo consigliano
Con Alessandro VII l’assetto urbanistico della piazza, ornata nel 1586 con il famoso obelisco, divenne fondamentale per l’immagine del luogo più sacro della Cristianità. Con il colonnato del Bernini, concepito prima in forma trapezoidale e poi, il 17 marzo 1657, nell’attuale forma ovale ultimata nel 1659, anche la facciata maderniana (oggi nelle cromie originali emerse nel restauro) acquistava un aspetto più solenne. Con la posa in opera della Santa Agnese, nel settembre del ‘62, si dava avvio all’ornamentazione scultorea - una formidabile parata di 140 statue tra martiri, pontefici e fondatori di Ordini religiosi - completata nei bracci dritti tra il 1701 e il 1704. Con la morte del pontefice il terzo braccio, previsto alla fine dell’attuale via della Conciliazione (risultato della demolizione della “spina di Borgo”), non fu mai realizzato a differenza della coppia di fontane, l’ultima delle quali fu inaugurata nel giugno 1677.
1219 persone del luogo consigliano
Castel Sant'Angelo
50 Lungotevere Castello
1219 persone del luogo consigliano
Concepito dall’architetto Giuseppe Sacconi è in parte ispirato all’Altare di Pergamo, con un porticato sulla sommità, e, al centro, la statua equestre del re Vittorio Emanuele II, Padre della Patria. Altri quattro gruppi marmorei simboleggiano le virtù nazionali: la Forza e la Concordia sulla destra del monumento, il Sacrificio e il Diritto sulla sinistra del monumento. Il monumento è alto 81 metri e per costruirlo si dovette procedere alla demolizione dei quartieri rinascimentali che si addossavano attorno al Campidoglio. Più tardi al monumento regale si aggiunse al sommo della scalea il sepolcro del Milite Ignoto, con i resti del soldato anonimo morto durante la prima guerra mondiale, ornato da una grande statua personificazione di Roma alla quale convergono maestosi altorilievi raffiguranti i cortei del Lavoro e dell’Amor di Patria. La statua equestre di Vittorio Emanuele II è opera in bronzo di Enrico Chiaradia. La base della statua è ornata dalle personificazioni delle città italiane, seguono quattro colonne su cui svettano Vittorie alate. Sugli avancorpi mediani, al di sopra dei portali, sono le raffigurazioni, da sinistra, della Politica, della Filosofia, della Rivoluzione e della Guerra. Segue quindi l’alto portico con due ingressi a propilei: al di sotto vi sono otto altari, che ricordano le città liberate nella prima guerra mondiale, dietro ai quali è posto un macigno del Monte Grappa. Il portico, lungo 72 metri, ha una fronte leggermente concava con sedici colonne e la trabeazione ornata dalle personificazioni delle regioni d’Italia. Sulla sommità dei propilei sono invece due gruppi bronzei raffiguranti quadrighe condotte da vittorie alate: a sinistra, l’Unità di Carlo Fontana e, dal lato opposto, la Libertà di Paolo Bartolini. Dal portico si gode uno dei più suggestivi panorami di Roma. La piazza deve il suo nome al palazzo che il cardinale di Venezia Pietro Barbo, poi eletto papa con il nome di Paolo II (1464-71), fece costruire su quello che ospitava i cardinali del titolo di S. Marco. Anticamente la piazza era detta di S. Marco; quando Pio IV concesse una parte del palazzo alla Serenissima come sede della propria ambasciata, la piazza prese il nome che reca ancor oggi: Venezia. Piazza Venezia era il luogo dove si trovava il traguardo della celebre corsa dei bàrberi, cavalli senza fantino che, partendo da piazza del Popolo, sfrecciavano su via del Corso (che deve il suo nome proprio a questa corsa) e terminavano la gara in un punto detto della Ripresa dei Barberi, dove degli addetti li frenavano utilizzando lunghi lenzuoli. Questa usanza rimase a lungo la principale attrazione del celebre Carnevale romano, ed ebbe fine solo alla fine del XIX secolo, a causa dei numerosi incidenti che coinvolgevano le persone assiepate lungo il tragitto. L’aspetto attuale della piazza è il risultato delle operazioni di sventramento attuate tra il 1885 e il 1911 per realizzare il Monumento a Vittorio Emanuele II. Nello scorso secolo la piazza è divenuta celebre in tutto il mondo per le adunate che vi si tenevano durante il Ventennio fascista, in occasione dei numerosi discorsi che Mussolini fece dal balcone del suo studio nel Palazzo di Venezia. Lo stesso Mussolini scelse piazza Venezia come punto di partenza per l’apertura di due grandi arterie viarie: via dell’Impero (oggi via dei Fori Imperiali) verso il Colosseo, e la via del Mare (oggi via del Teatro di Marcello) verso il Foro Boario e la Bocca della Verità. Per queste ed altre curiosità contattatemi in privato =)
337 persone del luogo consigliano
Altare della Patria
Piazza Venezia
337 persone del luogo consigliano
Concepito dall’architetto Giuseppe Sacconi è in parte ispirato all’Altare di Pergamo, con un porticato sulla sommità, e, al centro, la statua equestre del re Vittorio Emanuele II, Padre della Patria. Altri quattro gruppi marmorei simboleggiano le virtù nazionali: la Forza e la Concordia sulla destra del monumento, il Sacrificio e il Diritto sulla sinistra del monumento. Il monumento è alto 81 metri e per costruirlo si dovette procedere alla demolizione dei quartieri rinascimentali che si addossavano attorno al Campidoglio. Più tardi al monumento regale si aggiunse al sommo della scalea il sepolcro del Milite Ignoto, con i resti del soldato anonimo morto durante la prima guerra mondiale, ornato da una grande statua personificazione di Roma alla quale convergono maestosi altorilievi raffiguranti i cortei del Lavoro e dell’Amor di Patria. La statua equestre di Vittorio Emanuele II è opera in bronzo di Enrico Chiaradia. La base della statua è ornata dalle personificazioni delle città italiane, seguono quattro colonne su cui svettano Vittorie alate. Sugli avancorpi mediani, al di sopra dei portali, sono le raffigurazioni, da sinistra, della Politica, della Filosofia, della Rivoluzione e della Guerra. Segue quindi l’alto portico con due ingressi a propilei: al di sotto vi sono otto altari, che ricordano le città liberate nella prima guerra mondiale, dietro ai quali è posto un macigno del Monte Grappa. Il portico, lungo 72 metri, ha una fronte leggermente concava con sedici colonne e la trabeazione ornata dalle personificazioni delle regioni d’Italia. Sulla sommità dei propilei sono invece due gruppi bronzei raffiguranti quadrighe condotte da vittorie alate: a sinistra, l’Unità di Carlo Fontana e, dal lato opposto, la Libertà di Paolo Bartolini. Dal portico si gode uno dei più suggestivi panorami di Roma. La piazza deve il suo nome al palazzo che il cardinale di Venezia Pietro Barbo, poi eletto papa con il nome di Paolo II (1464-71), fece costruire su quello che ospitava i cardinali del titolo di S. Marco. Anticamente la piazza era detta di S. Marco; quando Pio IV concesse una parte del palazzo alla Serenissima come sede della propria ambasciata, la piazza prese il nome che reca ancor oggi: Venezia. Piazza Venezia era il luogo dove si trovava il traguardo della celebre corsa dei bàrberi, cavalli senza fantino che, partendo da piazza del Popolo, sfrecciavano su via del Corso (che deve il suo nome proprio a questa corsa) e terminavano la gara in un punto detto della Ripresa dei Barberi, dove degli addetti li frenavano utilizzando lunghi lenzuoli. Questa usanza rimase a lungo la principale attrazione del celebre Carnevale romano, ed ebbe fine solo alla fine del XIX secolo, a causa dei numerosi incidenti che coinvolgevano le persone assiepate lungo il tragitto. L’aspetto attuale della piazza è il risultato delle operazioni di sventramento attuate tra il 1885 e il 1911 per realizzare il Monumento a Vittorio Emanuele II. Nello scorso secolo la piazza è divenuta celebre in tutto il mondo per le adunate che vi si tenevano durante il Ventennio fascista, in occasione dei numerosi discorsi che Mussolini fece dal balcone del suo studio nel Palazzo di Venezia. Lo stesso Mussolini scelse piazza Venezia come punto di partenza per l’apertura di due grandi arterie viarie: via dell’Impero (oggi via dei Fori Imperiali) verso il Colosseo, e la via del Mare (oggi via del Teatro di Marcello) verso il Foro Boario e la Bocca della Verità. Per queste ed altre curiosità contattatemi in privato =)
192 persone del luogo consigliano
Largo di Torre Argentina
Largo di Torre Argentina
192 persone del luogo consigliano
Basta attraversare Corso Vittorio Emanuele II per trovarvi in Piazza Navona. Sorta sulle ceneri del Circo di Domiziano, dove si svolgevano gare di atletica, giochi e corse di cavalli. Lo Stadium Domitiani eretto dall’imperatore intorno all’86 d.C. come sede per i giochi in onore di Giove Capitolino poteva ospitare oltre 30.000 spettatori lungo le gradinate che si estendevano dove oggi sorgono i palazzi e la secentesca chiesa di sant’Agnese in Agone. La zona fu successivamente sede di un vivace mercato, luogo privilegiato per le giostre di Carnevale e per le annuali “inondazioni” estive, occasione di divertimento sull’esempio delle antiche naumachie, simboleggianti i benefici doni del Nilo. Oggi è una delle piazze più eleganti e vivaci di Roma. Circondata da bar con tavolini all’aperto, negozi e ristoranti, ospita tre splendide fontane tra cui quella dei Quattro Fiumi, commissionata al Bernini in occasione del Giubileo del 1650. In parte già avviato dal Borromini, il progetto per una fontana monumentale centrale alla piazza, fu approvato il 10 luglio 1648. La realizzazione della fontana dei Fiumi, tuttavia, venne ideata da Gian Lorenzo Bernini ed eseguita, fra il 1650 e il 1651, dai suoi allievi a cui si devono le allegorie dei fiumi: il Rio della Plata delle Americhe con il braccio alzato, il Danubio dell’Europa seduto vicino ad un cavallo, il Nilo con il capo velato poiché le sue sorgenti allora non erano conosciute, e il Gange. La statua centrale della fontana è rivolta verso la Chiesa di Sant’Agnese in Agone con un gesto di ribrezzo (il braccio alzato a coprire gli occhi): secondo la leggenda, il Bernini le avrebbe dato quelle parvenze come segno di disprezzo verso il Borromini, autore della chiesa e suo grande nemico. Accanto alla splendida creazione, inaugurata nel giugno 1651 e ravvivata dalle dorature e dai ritocchi policromi del paesaggio è la cinquecentesca Fontana del Moro, completata anch’essa dal Bernini, nel gennaio del 1655. Piazza Navona è animata tutti i giorni da tanti artisti che con la loro arte riescono in pochi minuti a catturare espressioni e tipicità di chi si lascia ritrarre. Negli anni è sempre rimasta uno dei punti di ritrovo preferiti dai romani durante il Carnevale, il Natale e l’Epifania. È tradizione che l’8 dicembre prenda vita, nella piazza, il mercato natalizio ricco di presepi artistici e moderni, artigianato e naturalmente dolciumi. Il mercato termina con l’Epifania, la sera tra il 5 e il 6 gennaio, quando adulti e bambini si radunano per attendere l’arrivo della Befana. Basta girare l’angolo ed ecco il paradiso dell’antiquariato: lampade, tavoli, scrittoi fanno bella mostra di sé nelle scintillanti vetrine degli antiquari di Via dei Coronari. A due passi da Piazza Navona, poi, la splendida Chiesa di San Luigi dei Francesi, dove è possibile ammirare tre capolavori di Caravaggio.
1722 persone del luogo consigliano
Piazza Navona
Piazza Navona
1722 persone del luogo consigliano
Basta attraversare Corso Vittorio Emanuele II per trovarvi in Piazza Navona. Sorta sulle ceneri del Circo di Domiziano, dove si svolgevano gare di atletica, giochi e corse di cavalli. Lo Stadium Domitiani eretto dall’imperatore intorno all’86 d.C. come sede per i giochi in onore di Giove Capitolino poteva ospitare oltre 30.000 spettatori lungo le gradinate che si estendevano dove oggi sorgono i palazzi e la secentesca chiesa di sant’Agnese in Agone. La zona fu successivamente sede di un vivace mercato, luogo privilegiato per le giostre di Carnevale e per le annuali “inondazioni” estive, occasione di divertimento sull’esempio delle antiche naumachie, simboleggianti i benefici doni del Nilo. Oggi è una delle piazze più eleganti e vivaci di Roma. Circondata da bar con tavolini all’aperto, negozi e ristoranti, ospita tre splendide fontane tra cui quella dei Quattro Fiumi, commissionata al Bernini in occasione del Giubileo del 1650. In parte già avviato dal Borromini, il progetto per una fontana monumentale centrale alla piazza, fu approvato il 10 luglio 1648. La realizzazione della fontana dei Fiumi, tuttavia, venne ideata da Gian Lorenzo Bernini ed eseguita, fra il 1650 e il 1651, dai suoi allievi a cui si devono le allegorie dei fiumi: il Rio della Plata delle Americhe con il braccio alzato, il Danubio dell’Europa seduto vicino ad un cavallo, il Nilo con il capo velato poiché le sue sorgenti allora non erano conosciute, e il Gange. La statua centrale della fontana è rivolta verso la Chiesa di Sant’Agnese in Agone con un gesto di ribrezzo (il braccio alzato a coprire gli occhi): secondo la leggenda, il Bernini le avrebbe dato quelle parvenze come segno di disprezzo verso il Borromini, autore della chiesa e suo grande nemico. Accanto alla splendida creazione, inaugurata nel giugno 1651 e ravvivata dalle dorature e dai ritocchi policromi del paesaggio è la cinquecentesca Fontana del Moro, completata anch’essa dal Bernini, nel gennaio del 1655. Piazza Navona è animata tutti i giorni da tanti artisti che con la loro arte riescono in pochi minuti a catturare espressioni e tipicità di chi si lascia ritrarre. Negli anni è sempre rimasta uno dei punti di ritrovo preferiti dai romani durante il Carnevale, il Natale e l’Epifania. È tradizione che l’8 dicembre prenda vita, nella piazza, il mercato natalizio ricco di presepi artistici e moderni, artigianato e naturalmente dolciumi. Il mercato termina con l’Epifania, la sera tra il 5 e il 6 gennaio, quando adulti e bambini si radunano per attendere l’arrivo della Befana. Basta girare l’angolo ed ecco il paradiso dell’antiquariato: lampade, tavoli, scrittoi fanno bella mostra di sé nelle scintillanti vetrine degli antiquari di Via dei Coronari. A due passi da Piazza Navona, poi, la splendida Chiesa di San Luigi dei Francesi, dove è possibile ammirare tre capolavori di Caravaggio.
Il nostro suggestivo percorso ci porta, quindi, verso la vicina Piazza della Rotonda, dove sorge il Pantheon. Il monumento romano è passato con pochissimi danni attraverso la storia e si può ancora ammirare quasi nello stesso aspetto che aveva nell’antichità. Il tempio, dedicato a tutti gli dei, non ha finestre ma un’unica apertura nella volta di circa 9 metri, che rappresenta la sola fonte di luce naturale dell’edificio. Attraverso i secoli, il Pantheon è stato usato anche come tomba monumentale: vi si trovano, tra le altre, quella di Vittorio Emanuele II e di Raffaello Sanzio. In questo rione non può certo mancare la pausa caffè: per tradizione, la sosta obbligatoria è nel bar di Sant’Eustachio, che sembra essere il migliore di Roma. Il segreto? Provate a scoprirlo!
1342 persone del luogo consigliano
Pantheon
Piazza della Rotonda
1342 persone del luogo consigliano
Il nostro suggestivo percorso ci porta, quindi, verso la vicina Piazza della Rotonda, dove sorge il Pantheon. Il monumento romano è passato con pochissimi danni attraverso la storia e si può ancora ammirare quasi nello stesso aspetto che aveva nell’antichità. Il tempio, dedicato a tutti gli dei, non ha finestre ma un’unica apertura nella volta di circa 9 metri, che rappresenta la sola fonte di luce naturale dell’edificio. Attraverso i secoli, il Pantheon è stato usato anche come tomba monumentale: vi si trovano, tra le altre, quella di Vittorio Emanuele II e di Raffaello Sanzio. In questo rione non può certo mancare la pausa caffè: per tradizione, la sosta obbligatoria è nel bar di Sant’Eustachio, che sembra essere il migliore di Roma. Il segreto? Provate a scoprirlo!
1461 persone del luogo consigliano
Fontana di Trevi
Piazza di Trevi
1461 persone del luogo consigliano
La scalinata, punto di ritrovo per turisti e romani, cambia il suo aspetto in base alla stagione: in primavera viene adornata interamente con vasi di azalee colorate, regalando uno spettacolo davvero incredibile; in estate lo spettacolo continua con sfilate di alta moda; in inverno fa da sfondo ad un suggestivo presepe. Dominata dalla magnifica scala in travertino di Trinità dei Monti, sovrastata dall’omonima Chiesa, mentre alla base la Fontana della Barcaccia, scolpita da Pietro Bernini e figlio nel 1629, la piazza è snodo principale di un triangolo di vie chiamato il “Tridente”. Via del Babuino (il nome deriva dalla statua lì presente di un Sileno, genio dell’acqua e delle sorgenti, che per il corpo peloso venne soprannominato dai romani Babuino), che conduce nella maestosa ma sobria Piazza del Popolo; Via Condotti ricca dei negozi delle più prestigiose marche; Via di Ripetta.
1307 persone del luogo consigliano
Piazza di Spagna
Piazza di Spagna
1307 persone del luogo consigliano
La scalinata, punto di ritrovo per turisti e romani, cambia il suo aspetto in base alla stagione: in primavera viene adornata interamente con vasi di azalee colorate, regalando uno spettacolo davvero incredibile; in estate lo spettacolo continua con sfilate di alta moda; in inverno fa da sfondo ad un suggestivo presepe. Dominata dalla magnifica scala in travertino di Trinità dei Monti, sovrastata dall’omonima Chiesa, mentre alla base la Fontana della Barcaccia, scolpita da Pietro Bernini e figlio nel 1629, la piazza è snodo principale di un triangolo di vie chiamato il “Tridente”. Via del Babuino (il nome deriva dalla statua lì presente di un Sileno, genio dell’acqua e delle sorgenti, che per il corpo peloso venne soprannominato dai romani Babuino), che conduce nella maestosa ma sobria Piazza del Popolo; Via Condotti ricca dei negozi delle più prestigiose marche; Via di Ripetta.
La piazza è stata realizzata in circa tre secoli, per l’avvicendarsi di vari pontefici, e deve il suo aspetto attuale al progetto di Giuseppe Valadier. Al suo interno svetta l’obelisco egiziano proveniente dal Circo Massimo, mentre sullo sfondo si ergono due Chiese Gemelle della seconda metà del Seicento. Oggi Piazza del Popolo è una grandissima area pedonale, dove vengono organizzati concerti, eventi e manifestazioni di vario genere.
797 persone del luogo consigliano
Piazza del Popolo
Piazza del Popolo
797 persone del luogo consigliano
La piazza è stata realizzata in circa tre secoli, per l’avvicendarsi di vari pontefici, e deve il suo aspetto attuale al progetto di Giuseppe Valadier. Al suo interno svetta l’obelisco egiziano proveniente dal Circo Massimo, mentre sullo sfondo si ergono due Chiese Gemelle della seconda metà del Seicento. Oggi Piazza del Popolo è una grandissima area pedonale, dove vengono organizzati concerti, eventi e manifestazioni di vario genere.
259 persone del luogo consigliano
Passeggiata del Pincio
Viale Gabriele D'Annunzio
259 persone del luogo consigliano

Offerta gastronomica

190 persone del luogo consigliano
Giolitti
40 Via degli Uffici del Vicario
190 persone del luogo consigliano
259 persone del luogo consigliano
Sant' Eustachio Il Caffè
82 Piazza di S. Eustachio
259 persone del luogo consigliano